Caro amico ti scrivo

Le persone sono chiuse in casa, terrorizzate, annoiate, stanche.
Una grande opportunità per fare le cose per le quali non si ha mai tempo. Per riordinare, cucinare, studiare, ritrovare se stessi.
Non solo le persone, ma anche le aziende. Fare ordine e pulizia tra le mail che si sono accumulate durante l’ultima vacanza, tra i documenti da completare, tutte quelle attività che non si è mai riusciti a pianificare.
Tutto è fermo e tutto si muove.
Le grandi domande sono quando finirà, cosa posso fare, cosa succederà dopo. Tra paura e noia si va avanti.
C’è chi guarda i telegiornali, le news sul web, i numeri.
C’è chi sostiene i medici, gli infermieri, i collaboratori sanitari, gente che si fa il mazzo per salvare vite, per ogni singola persona, bianca o nera, uomo o donna, bambino o anziano, religioso o ateo.
C’è chi vuole solo uscire a fare una passeggiata, andare a comprare il giornale, le sigarette, come in un giorno qualsiasi.

quando finirà tutto?
C’è chi va a fare la spesa, aspetta pazientemente il suo turno, chiacchiera con chi ha davanti, osserva, sospira.
E poi torni a casa.

Metti i guanti, togli i guanti.
Metti la mascherina, togli la mascherina.
Gel disinfettante, acqua, sapone.
Ti metti sul divano, accendi la tv e aspetti.
Aspetti che tutto finisca, aspetti di poter uscire di nuovo, aspetti che sia lunedì e che questo lungo week end di pioggia sia finito.
Vuoi andare a lavorare, prendere la macchina, la metro, il treno, camminare fino al tuo ufficio.
Ti manca il suono della timbratrice la mattina, quel bip che ti dice che stai per iniziare una nuova giornata, ti manca il caffè delle macchinette preso con i colleghi. Ti manca la mensa, riscaldare la cena del giorno prima, mangiare in una scatoletta di plastica.
La normalità.
I bambini che vanno all'asilo, i ragazzi a scuola e tu al tuo lavoro.
È bello alzarsi mezz’ora dopo, mettersi dei pantaloni comodi e accendere il pc mentre stai ancora spalmando la marmellata sul pane.



È bello pranzare con la tua famiglia attorno al tavolo e non in una fredda tavola calda.
È bello sedersi a leggere un libro in salotto e non sulle panchine della metropolitana.
Non scegliamo noi il nostro destino, ma possiamo decidere come affrontarlo.
Mi sembra di restare ferma mentre tutto va avanti. Sento il peso di questa situazione, quella sensazione di oppressione che ti toglie il fiato.


Foto di Benjamin Lehman da Pexels

Vorrei alzarmi e gridare.
Non sono preoccupata di ammalarmi, non sono terrorizzata dalla pandemia, ma non faccio che chiedermi cosa succederà domani. Quando i negozi ricominceranno ad aprire, la gente ad uscire per strada. Quando sembrerà che stia per tornare la normalità.
Cosa avremo imparato.
Impatti economici e sociali non sono nuovi alle guerre.
Ma noi, per noi stessi, per non perdere il lume della ragione cosa possiamo fare?



Il mio invito è di scriverci una lettera.


Scrivi una lettera a te stesso, al te che sarà uscito da questo lungo week end di pioggia.
Raccontagli come stai e chiediglielo. Parla dei tuoi progetti, delle tue paure, dei tuoi desideri.
Chiedigli com’è il mondo là fuori, cos’è cambiato e di cosa ci si è già dimenticati.
Chiedigli come ha fatto a sopravvivere, dove ha trovato la forza per andare avanti. È il tuo migliore amico.
Puoi confessargli qualsiasi cosa. Tu non lo conosci, ma ti sarai fatto un’idea di come potrebbe essere, di come vorresti fosse, diglielo.
Chiediglielo.
Aiutati a non dimenticare quanto stiamo vivendo. L’importanza storica di questi fatti sarà narrata nei libri di storia.

Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

Racconta la tua storia, non è importante saper scrivere quando parli ad un amico fidato
Mandami la tua lettera, pubblicherò ogni giorno una lettera

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